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La fondazione della colonia achea di Kroton avvenne sul finire dell’VIII secolo a.C. ad opera dell’ecista Myskellos di Ripe. Dotata di un territorio fertile, la città era nota nella tradizione letteraria antica per la sua salubrità. Vi fiorì un’importante scuola medica e numerosi krotoniati si distinsero negli agoni panellenici vantando un’impressionante numero di vittorie. 

Alla metà circa del VI sec. a.C. Kroton ottenne un’importante vittoria contro Siris che gli permise di ampliare la sua influenza politica. Poco dopo la metà del VI secolo però subì una bruciante sconfitta contro Locri nella battaglia del fiume Sagra

Intorno al 530 a.C. circa arrivò in città Pitagora che vi stabilì una fiorente scuola influenzando, anche sul piano politico, le sorti della città. Poco dopo si acuirono i contrasti con Sibari che culminarono, nel 510 a.C., in una battaglia presso in fiume Traente. Lì le truppe crotoniati, condotte dal grande atleta olimpico Milone, sconfissero i sibariti che erano tre volte più numerosi. 

Ma il dominio dei pitagorici era destinato a finire. Una sanguinosa rivolta guidata da Cilone generò letteralmente una caccia all’uomo che causò la fine del dominio dei pitagorici e la fuga dello stesso maestro alla volta di Kaulonia.

Assieme ad altre poleis Crotone fece parte della Lega Italiota, nata per difendersi dalle popolazioni italiche e poi impiegata nel 389 a.C. per contrastare senza successo l’attacco di Dionsio I, tiranno di Siracusa, nella battaglia dell’Elleporo.

Entrata nell’orbita romana come città federata nel corso dei primi decenni del III sec. a.C., dopo le guerre annibaliche, nel 194 a.C. divenne sede di una colonia di diritto romano. 

In epoca medievale la città divenne un importante presidio dei bizantini. Nel 1284 i Ruffo di Catanzaro ne divennero i signori su investitura degli Aragonesi. L’imperatore Carlo V le concesse svariati privilegi, restaurando anche il porto e il castello.

L’antico Lacinium Promunturium con i resti del tempio di Hera

Museo archeologico nazionale di Crotone

L’edificio che ospita le sale espositive è ubicato nel centro cittadino, nei pressi del fortilizio di Carlo V. Si tratta di un museo non ampio, ma senza dubbio tra quelli da visitare della Calabria perché espone reperti della massima importanza, tra cui il tesoro del santuario di Hera Lacinia.

Molti dei reperti di origine subacquea che, fino a qualche anno fa, erano qui conservati, sono stati trasferiti nella grande sala dedicata all’archeologia sottomarina del nuovo museo di Capo Colonna.

Tuttavia, alcuni pezzi interessanti possono essere ancora ammirati nel percorso di visita oppure sono conservati nei depositi del museo.

Visita il sito del Polo Museale della Calabria.

L’ingresso del Museo Archeologico Nazionale di Crotone

Museo e parco archeologico nazionale di Capo Colonna

Il Museo è stato inaugurato solamente nel 2006, ma contiene reperti importanti per la comprensione dell’evoluzione del territorio crotoniate, soprattutto per la sua storia legata al mare. Una delle grandi sale espositive è, infatti, totalmente dedicata alla storia marittima dell’antica colonia greca e poi romana, anche a causa della massiccia presenza, lungo la costa, di relitti e di siti sommersi. All’interno dell’edificio, di stile architettonico contemporaneo, sono stati musealizzati molti dei reperti confluiti nel nostro museo virtuale, alcuni dei quali non ancora visibili perché conservati nei depositi.

L’area archeologica vicina al Museo è una delle più importanti d’Italia. Comprende, infatti, al suo interno i resti del santuario dedicato ad Hera Lacinia e gli edifici ad esso connessi. Si tratta di uno dei luoghi di culto più venerati dell’antichità, nonché punto geografico fondamentale per la navigazione citato da diverse fonti. Vide lo svolgersi di episodi storici rilevanti ed il passaggio di personaggi oggi entrati a far parte dell’immaginario collettivo.

Visita il sito del Polo Museale della Calabria.

Prospetto frontale del Museo Archeologico di Capo Colonna
Una delle sabbiere della sala interamente dedicata all’archeologia subacquea

Crotone e il mare

La conformazione della costa nei pressi di Crotone è notoriamente favorevole alla navigazione, anche se spesso, proprio a causa delle sue insenature, isolotti e scogli semisommersi, molte navi di tutte le epoche vi fecero naufragio. Ed oggi, proprio per queste caratteristiche, è conosciuta come una delle aree archeologiche a più alta densità di relitti in tutto il Mediterraneo.

Della costa crotoniate parlano frequentemente anche le fonti storiche. Ma più che al porto della città gli scrittori e gli storici antichi diedero spesso risalto ai vicini promontori, in particolare il Lacinio.

Proprio per introdurre adeguatamente l’argomento relativo ai numerosi relitti rinvenuti lungo il litorale crotonese, in questa sezione abbiamo voluto riassumere il millenario rapporto di questo importante centro calabrese con il suo mare attraverso una serie di schede sintetiche di carattere storico.

Approfondimenti

Capo Colonna, a sud dell’antica città magnogreca, è sempre stato un caposaldo per i naviganti in quanto, costituendo il punto più meridionale del Golfo di Taranto, rappresenta un punto nautico fondamentale per le imbarcazioni dirette a sud per doppiare lo stretto di Messina. In questo tratto la costa assume, inoltre, un andamento più articolato in quanto altre due lingue di terra minori (Capo Cimiti e Capo Rizzuto) contribuiscono a creare baie ed insenature ridossate, naturali ripari in caso di maltempo. Strabone li menziona come Promontorio Lacinio (Capo Colonna) e Promontori Iapigi.1

Il promontorio Lacinio oggi, visto dall’alto

Questa morfologia rese appetibile la frequentazione di questo territorio fin da epoche remote, in particolare da parte di popolazioni con naturale vocazione alla navigazione come quelle egee. Testimonianze di questa fase, collocabile a partire dal XVI secolo a.C., sono state rinvenute proprio nei pressi di questi promontori.

Alla favorevole conformazione costiera del Lacinium promunturium in età antica va associata la presenza di un importante santuario, dedicato ad Hera, che divenne rapidamente uno dei più importanti Heraia del mondo greco. Molte fonti concordano su questa notorietà. Tra queste è sufficiente menzionare Plutarco2 o Livio, che lo cita come «Sanctum omnibus circa populis».3

Il santuario divenne anche sede della Lega italiota durante il predominio di Crotone. Questa era una vera e propria confederazione politica di tutte le popolazioni italiche di origine greca.

Questa importanza e ricchezza attirò anche attenzioni predatorie. Nel corso del I secolo a.C. fu, infatti, saccheggiato per ben due volte: prima dai pirati mediterranei e poi da Sesto Pompeo in fuga dalla Sicilia nel 36 a.C.4

Il toponimo moderno, Capo Colonna, è certamente legato alla visibilità dal mare di una delle colonne superstiti del tempio di Hera Lacinia. Questo, edificato in stile dorico monumentale a facciata esastila (sei colonne), faceva parte di un complesso ben più ampio, di cui sono state rinvenute le testimonianze.

Il promontorio Lacinio è stato anche sede di uno scalo menzionato nell’Itinerarium Maritimum.

La colonna superstite del tempio dedicato ad Hera

 Da qui, infatti, salpò anche Annibale per ritornare a Cartagine nel 203 a. C.6

Ma, malgrado ciò e la fama di punto nautico fondamentale, il mare non è di facile navigabilità nei pressi della costa. Questa è infatti caratterizzata dalla presenza diffusa di scogli affioranti, che spesso hanno restituito testimonianze di naufragi di epoche variegate, con una concentrazione difficilmente riscontrabile in altri tratti di mare italiani.

NOTE

1 Strabo, VI, 1.11. Ediz. di riferim.: STRABONE, Geografia. L’Italia (voll. V e VI con testo greco a fronte), Biraschi A.M. (a cura di), Milano (BUR – Rizzoli), 1988.

2 Plut., Pomp., XXIV, 6. Ediz. di riferim.: PLUTARCO, Vite parallele. Agesilao e Pompeo (con testo greco a fronte), Luppino Manes E., Marcone A. (a cura di), Milano (BUR – Rizzoli), 1986.

3 Liv. XXIV, 3. 3. Ediz. di riferim.: TITO LIVIO, Storia di Roma dalla sua fondazione (con testo latino a fronte), Vol. 6 (Libri 24-27), Ceva B. (a cura di), Milano (BUR – Rizzoli), 1986.

4 Plut., Pomp., XXIV, 6; App., Bell. Civ., V, 14, 133. Ediz. di riferim.: APPIANO, La storia romana, libri XIII-XVII: Le guerre civili, Gabba E. e Magnino D. (a cura di), Torino, UTET, 2001.

5 490, I. Ediz. di riferim.: Itinerarium Antonini Augusti et Hierosolymitanum, ex libris manu scriptis ediderunt G. Parthey et M. Pinder, Berlino, 1848

6 Liv., XXX, 20, 6

Durante l’età del Bronzo recente nell’area di Crotone sono presenti diversi insediamenti, soprattutto d’altura e ben difesi, in parte già documentati durante il Bronzo medio. Crescono anche quelli in posizione sub costiera. Le stratigrafie relative a questi siti restituiscono spesso segni di attività metallurgica, essendo i territori vicini ricchi di giacimenti di cuprite e calcopirite. Non per nulla Temesa è citata da Omero nell’Odissea come luogo di scambio di ferro e bronzo (Omero, Od., I, 182-184).

Anche la penisoletta della futura Crotone ha restituito diverse facies relative ad un insediamento di tipo probabilmente sparso.

L’aspetto più interessante e caratterizzante del Bronzo recente nel territorio crotonese è indubbiamente rappresentato dalla eterogeneità delle testimonianze archeologiche, soprattutto nelle aree dove furono particolarmente attivi i contatti con genti micenee. In questo periodo, infatti, la frequentazione di queste coste da parte di commercianti e di artigiani provenienti dal Mediterraneo Orientale, con nuove conoscenze e specializzati nella ceramica e nei metalli, diviene più intensa.

A questo momento va probabilmente attribuito un ritrovamento sottomarino nelle acque antistanti Praialonga che, pur essendo in attesa di conferme cronologiche, potrebbe essere interpretato come un’imbarcazione che trasportava pani di bronzo. Nei pressi è stata anche rinvenuta un’ancora litica tronco piramidale.

La scheda, con rilievo 3D, relativa al reperto caratterizzante questo ritrovamento, è visibile a questo link.

In questa sezione può essere inserita anche la scheda di un’ancora litica di forma trapezio-piramidale con un grande foro apicale per la cima. Ovviamente non ha nulla a che fare con il ritrovamento di Praialonga e la sua datazione rimane incerta, ma è utile per chiarire quali tipologie di ancore caratterizzassero quest’epoca.

BIBLIOGRAFIA

Medaglia S. 2010, Carta archeologica della provincia di Crotone: paesaggi storici e insediamenti nella Calabria centro-orientale dalla Preistoria all’Altomedioevo, RICERCHE. Collana del Dipartimento di Archeologia e Storia delle Arti. IV. Università della Calabria, Cosenza

Come abbiamo visto la fondazione della città di Crotone è attribuita agli achei guidati da Miscello di Ripe (VIII sec. a.C.)1.

Entrata nell’orbita greca viene ricordata perché fornì, tramite il suo cittadino e atleta Faillo una trireme che combatté nella battaglia di Salamina (480 a.C.)2.

Gli ateniesi utilizzarono Crotone come base appoggio per le proprie navi anche durante il conflitto siracusano (415-413 a.C.)3, ma soprattutto in seguito agli avvenimenti del 390 a.C., che videro sempre coinvolta la città sicula. Da Crotone partirono infatti ben 60 navi dirette a Reggio Calabria4.

A partire dall’ultimo quarto del IV secolo a.C. e fino alla fondazione della colonia romana, la città subisce profondi mutamenti che denotano, in sintesi, un suo profondo declino che può essere ricondotto soprattutto a tre fattori: la crescita della potenza dei Brettii , la comparsa di Roma sulla scena italica meridionale e la decadenza del modello della polis greca5.

Tito Livio ricorda l’utilizzo del porto crotoniate durante la II guerra punica, dando anche indicazioni sulla sua collocazione, posta ai piedi dell’acropoli. Un passaggio fondamentale per l’esatta ubicazione del porto è infatti quello che narra della presa della città da parte dei Brettii con il conseguente arroccamento degli aristocratici sull’acropoli. Questa situazione fu sbloccata grazie all’intercessione dei locresi che, con il benestare di Annibalesi offrirono di ospitarli nella loro città. Gli optimates furono rapidamente imbarcati proprio grazie alla prossimità dello scalo marittimo alla parte più alta della città6.

Tra i rinvenimenti subacquei lungo il litorale crotonese attribuibili a questo periodo storico vanno sicuramente citati un relitto/giacimento, datato genericamente tra il VI ed il IV secolo a.C. (Capo Colonna A), e il c.d. relitto “Capo Piccolo A” che trasportava anfore corinzie e massaliote. Più tardo è il ritrovamento dei resti della nave definita “Capo Colonna B” che in stiva recava un carico di anfore collocate al IV-III secolo a.C. Più a sud, Punta Scifo ospita ben due naufragi. Il “Punta Scifo B” ha restituito contenitori da trasporto non ancora classificati, ma databili tra III e II secolo a.C. Il “Punta Scifo C” era invece pertinente ad una nave inquadrabile, in via del tutto preliminare, tra IV e III secolo a.C. Trasportava, infatti, vasi a vernice nera ed anfore del tipo “tomba 496 di Lipari”. Alcune anfore con “orlo ad echino”, di produzione probabilmente magnogreca o siceliota, sono attestate sui fondali di Capo Cannone, ad est di Le Castella.

Dinanzi Le Castella sono stati infine individuati, nel 2007, i resti di un relitto databili al IV secolo a.C.

Mezzo ceppo d’ancora litico, esposto al Museo Archeologico Nazionale di Capo Colonna, con dedica di Faillo a Zeus Meilichio.

NOTE

1 Diod. Sic. VIII, 17, 1-2. Ediz. di riferim.: DIODORO SICULO, Biblioteca storica. Vol. 2: Libri IV-VIII (con testo greco a fronte), Cordiano G., Zorat M. (a cura di), Milano (BUR – Rizzoli), 2014.

2 Erod. VIII, 47. Ediz. di riferim.: ERODOTO, Storie. Vol. IV: libri VIII, IX, (con testo greco a fronte), Izzo D’Accinni A., Fausti D., (a cura di), Milano (BUR – Rizzoli), 1984; Paus. X, 9, 2. Ediz. di riferim.: PAUSANIA, Guida della Grecia. Vol. 10, (con testo greco a fronte), Milano (Mondadori), 2017; Plut. Alex. XXXIV, 2. Ediz. di riferim.: PLUTARCO, Vite parallele. Alessandro-Cesare, Magnino D. (a cura di), Milano (BUR – Rizzoli), 2001

3 Diod. Sic. XIII, 3, 3-5; Tuc. VII, 25, 1-2. Ediz. di riferim.: TUCIDIDE, La guerra del Peloponneso, (con testo greco a fronte), Ferrari F. (a cura di), Milano (BUR – Rizzoli), 1985

4 Diod. Sic. XIV, 100.

5 Sulla storia di Crotone tra la fine del IV ed il III sec. a.C. si v. MELE 1992, pp. 19-49.; DE SENSI SESTITO G., INTRIERI 1992, pp. 21-88.

6 Liv. XXIV, 3, 15: “Ita Crotone excessum est deductique Crotoniatae ad mare naves conscendunt.” Ediz. di riferim.: TITO LIVIO, Storia di Roma dalla sua fondazione (con testo latino a fronte), Vol. 6 (Libri 24-27), Ceva B. (a cura di), Milano (BUR – Rizzoli), 1986.

 

BIBLIOGRAFIA

De Sensi Sestito G., Intrieri M. 1992, Crotone in età greca e romana, Crotone.

Medaglia S. 2008, Per un censimento dei relitti antichi lungo la costa crotonese. Nota preliminare, in Ricerche archeologiche e storiche in Calabria: modelli e prospettive, “Atti del convegno di studi in onore di Giovanni Azzimmaturo (Cosenza 2007)”, Cosenza, pp. 93-120.

Medaglia S. 2010, Carta archeologica della provincia di Crotone: paesaggi storici e insediamenti nella Calabria centro-orientale dalla Preistoria all’Altomedioevo, RICERCHE. Collana del Dipartimento di Archeologia e Storia delle Arti. IV. Università della Calabria, Cosenza

Mele A. 1992, Crotone e la sua storia dalle origini all’età romana, in Omaggio a Crotone, pp. 19-49.

Il periodo successivo alle deduzioni delle varie colonie da parte dei romani nel territorio crotonese è uno dei meno noti a livello storico. Certamente, in seguito alle guerre annibaliche, vi fu una vera cesura di tipo politico, economico ed insediativo.

Proprio durante questo conflitto – e riferendoci sempre al rapporto intercorso tra la città e il suo mare – Tito Livio ricorda che la conformazione frastagliata del promontorio Lacinio offrì riparo alle navi1. Sempre in questa zona sbarcarono nel 215 a.C. gli ambasciatori inviati ad Annibale da Filippo V di Macedonia.

Lo stesso condottiero cartaginese si imbarcò proprio al Lacinio per fare ritorno in Africa nel 203 a. C.3

La romanizzazione della Magna Grecia potè definirsi conclusa alla fine della seconda Guerra Punica con la fondazione, nel 194 a.C., di alcune coloniae maritimae, tra cui quella di Croton. Livio ci ricorda che queste ricevettero “trecenti homines in singulas”4. E’ evidente il ruolo di controllo dei movimenti via mare che a queste città attribuirono i nuovi dominatori, per evitare di disperdere forze navali preziose nel pattugliamento delle coste. E, del resto, questa funzione è indirettamente evidente per Crotone quando, nel 190 a. C., il prefetto della flotta romana Caio Livio ispezionò al Lacinio le navi provenienti dal Tirreno e dallo Ionio prima che facessero rotta verso l’Egeo contro Antioco III5 ().

Anche l’ubicazione di questa prima fondazione romana è avvolta nell’indecisione. Essa è sempre stata ubicata nel sito della città attuale che non ha restituito, tuttavia, fasi importanti di II e I secolo a.C.

Al contrario a Capo Colonna sono state rinvenute strutture estese collocabili tra la metà del II secolo a.C. ed il I secolo d.C., che potrebbero essere effettivamente attribuite alla discussa colonia. Essa, dopo quest’epoca, si sarebbe effettivamente trasferita nell’area dell’odierno Castello6. Tale tesi concorda solo in parte con la sicura attività del porto crotoniate ricordata da Cicerone7 e con la certezza della fonte liviana sopra citata.

Anche i ritrovamenti subacquei afferenti la fase del primo dominio romano non sono numerosi, a conferma di una fase storica di sviluppo limitato ed ancora poco indagata.

Vicino Torre Melissa è stato rinvenuto un carico di anfore del tipo Lamboglia 2 (II-I secolo a.C.). La stessa tipologia anforica è stata restituita dal relitto “Tonnara C”, poco a nord di Capo Colonna. Il relitto “Sèleno Est”, nei pressi di Le Castella, ha restituito sempre anfore Lamboglia 2 e Dressel 2-48.

Con la prima età imperiale l’abitato sorto a Capo Colonna viene abbandonato. I dati archeologici denotano anche lo scemare del culto ivi praticato, con poche attestazioni. Al contrario, a partire dal I secolo d.C., Crotone e il suo porto riprendono importanza, come anche confermato dalle fonti già citate. I materiali rinvenuti durante gli scavi documentano una città viva, fortemente sostenuta dai commerci marittimi. Purtroppo i dati storici non sono così numerosi e le poche informazioni ci giungono da epigrafi o bolli.

Le ricerche archeologiche hanno consentito di accertare che il territorio intorno alla città, con l’età imperiale, si caratterizza per la diffusa presenza di villaeche ebbero, per la gran parte, un esteso ciclo vitale.

Altrettanto numerosi sono i rinvenimenti sottomarini di epoca romana imperiale che, per la gran parte, sono da ubicare a sud di Crotone9.

Tra questi il relitto dello Scoglio della Sirena, databile al I-II secolo d.C.

L’attenzione degli studiosi è stata attratta soprattutto dalla diffusa e concentrata presenza di relitti attribuibili a naves lapidariae, fenomeno che fa della costa crotonese un unicum a livello mediterraneo10. Tra questi vanno certamente ricordati il notissimo Punta Scifo A e il Punta Scifo D, con datazioni diverse che attestano la presenza di queste particolari tipologie navali nelle acque calabresi per diversi secoli.

A semplici trasporti di anfore frammisti a ceramiche sono riferibili i relitti Tonnara A e B, Quote Cimino, Punta Scifo E, Capo Alfieri A, Marinella B. Tegole e laterizi caratterizzano, invece, il sito Punta Scifo F.

Il gruppo statuario di Amore e Psiche dal relitto Punta Scifo A

NOTE

1 Liv. XXIII, 34: “… ubi navis occulta in statione erat”. Ediz. di riferim.: TITO LIVIO, Storia di Roma dalla sua fondazione (con testo latino a fronte), Vol. 5 (Libri 21-23), Ceva B. (a cura di), Milano (BUR – Rizzoli), 1986.

2 Liv. XXXIII, 33,6. Ediz. di riferim.: TITO LIVIO, Storia di Roma dalla sua fondazione (con testo latino a fronte), Vol. 8 (Libri 31-33), Cardinali L. (a cura di), Milano (BUR – Rizzoli), 1989.

3 Liv. XXX, 20,6. Ediz. di riferim.: TITO LIVIO, Storia di Roma dalla sua fondazione (con testo latino a fronte), Vol. 7 (Libri 28-30), Ceva B. (a cura di), Milano (BUR – Rizzoli), 1986.

4 Liv. XXXIV, 45. Ediz. di riferim.: TITO LIVIO, Storia di Roma dalla sua fondazione (con testo latino a fronte), Vol. 9 (Libri 34-35), Conte G. B. (a cura di), Milano (BUR – Rizzoli), 1989.

5 Liv. XXXVI, 42,1-4. Ediz. di riferim.: TITO LIVIO, Storia di Roma dalla sua fondazione (con testo latino a fronte), Vol. 10 (Libri 36-38), Galasso L. (a cura di), Milano (BUR – Rizzoli), 1997.

6 SPADEA 2004, pp. 521 ss.; RUGA, SPADEA 2005, p. 317

7 Cic., Att., IX, 19,3: “nos, quoniam superum mare obsidetur, infero navigabimus et, si Puteolis erit difficile, Crotonem petemus aut Thurios et boni cives amantes patriae mare infestum habebimus.”. E’ interessante notare come Cicerone indichi il porto di Crotone come una valida alternativa addirittura rispetto a Pozzuoli. Ediz. di riferim.: CICERONE, Lettera ad Atticohttp://data.perseus.org/citations/urn:cts:latinLit:phi0474.phi057.perseus-lat1:9.19.3 (consultato nell’aprile 2019).

8 Cfr. soprattutto MEDAGLIA 2008 e MEDAGLIA 2010, passim.

9 r. MEDAGLIA 2010, pp. 97 ss. con relative schede.

10 Si tratta dei relitti di Cal Cicala, Punta Scifo A, Punta Scifo D, Capo Alfieri C, Capo Piccolo B, Sèleno est, Capo Rizzuto, Capo Bianco A, Capo Cimiti.

BIBLIOGRAFIA

Medaglia S. 2008, Per un censimento dei relitti antichi lungo la costa crotonese. Nota preliminare, in Ricerche archeologiche e storiche in Calabria: modelli e prospettive, “Atti del convegno di studi in onore di Giovanni Azzimmaturo (Cosenza 2007)”, Cosenza, pp. 93-120.

Medaglia S. 2010, Carta archeologica della provincia di Crotone: paesaggi storici e insediamenti nella Calabria centro-orientale dalla Preistoria all’Altomedioevo, RICERCHE. Collana del Dipartimento di Archeologia e Storia delle Arti. IV. Università della Calabria, Cosenza

Ruga A., Spadea R.La domus romana di Capo Colonna (Crotone), in Morandini F., Rossi F. (a cura di), Domus romane: dallo scavo alla valorizzazione, Atti del Convegno di Studi, (Brescia, 3-5 aprile 2003) Milano 2005, pp. 317-332.

Spadea R., Tra Jonio e Tirreno. Terina, Crotone e Petelia, in Atti Taranto 2004, Napoli 2005, pp. 505-542.

I dati archeologici di cui disponiamo per i secoli tra il VI e l’VIII d.C. non sono sufficienti a delineare un quadro esaustivo delle dinamiche insediative del territorio crotonese.

Quello che si può osservare con certezza è che la città di Crotone rimase attiva e non subì il fenomeno dell’arretramento verso l’interno tipico di altri centri ionici, giustificato soprattutto dalla migliore difendibilità di insediamenti meno esposti rispetto alla costa. Anche la funzione della città come porto fu certamente determinante, essendo facilmente raggiungibile dal naviglio proveniente dall’oriente bizantino. Crotone assunse, infatti, importanza strategica durante il conflitto greco-gotico (535-553 d.C.) e poi in seguito a quello che contrappose i longobardi ai bizantini (575-603). Questi fortificarono la città in pochi anni (547-552) ed il porto diede ospitalità alla loro flotta in diverse occasioni. Questa strategia prevedeva la presenza di scali minori in collegamento con Crotone, per cercare di presidiare tutto il tratto costiero di sua competenza. Tale funzione fu certamente assolta da Le Castella, Capo Rizzuto e dal Lacinium (Capo Colonna).

Nel 596 i Longobardi conquistarono la città con Arechi, ma la dominazione dovette essere breve se, subito dopo, Crotone è nominata tra le città facenti parte dell’Eparchia di Calabria.

Per quanto riguarda i ritrovamenti subacquei va certamente menzionato un rinvenimento (1917) di monete auree, tesaurizzate intorno alla metà del VI secolo d.C., dinanzi le acque di Punta Scifo. Poco a sud di Capo Colonna è nota la presenza di due relitti afferenti il periodo tardoantico/altomedievale. Si tratta del Punta Scifo E, databile tra VI e VII secolo d.C., che ha restituito un carico in gran parte trafugato di anfore tipo Albenga 11-12 (Keay LXIIQ), e del relitto dell’Eurocamping, che trasportava spatheia.

Crotone, un tratto delle mura bizantine del VI secolo d.C. Da notare il reimpiego di blocchi di età greca.

BIBLIOGRAFIA

Corrado M. 2001, Nuovi dati sul limes marittimo bizantino del Bruttium, in Archeologia Medievale 28, pp. 533-569.

De Leo P. 1992, Dalla tarda antichità all’età moderna, in Crotone, pp. 111-198.

Medaglia S. 2010, Carta archeologica della provincia di Crotone: paesaggi storici e insediamenti nella Calabria centro-orientale dalla Preistoria all’Altomedioevo, RICERCHE. Collana del Dipartimento di Archeologia e Storia delle Arti. IV. Università della Calabria, Cosenza.

Moscato G. B. 1983, Cronaca dei Musulmani in Calabria, Cosenza.

Von Falkenhausen V. 1989, Réseaux routiers et ports dans l’Italie méeridionale byzantine (VIe-XIe s.), in H KAΘHMEPINH ZΩHΣTO BΥZANTIO, Atti del Simposio, Atene (15-17 settembre 1988), pp. 711-731.

Zanini E. 1998, Le Italie bizantine. Territorio, insediamenti ed economia nella provincia bizantina d’Italia (VI-VIII secolo), Bari.

Zinzi E. 1999, Calabria. Insediamento e trasformazioni territoriali dal V al XV secolo, in Storia della Calabria medievale, pp. 11-87.

L’importanza di Crotone come porto è documentata anche in diversi documenti di epoca medievale.

È ancora una volta il cartografo arabo al-Idrīsī (XII sec.) che, nel Libro di Re Ruggero, menziona la città in questi termini: “…Capo delle colonne (’.flûmîah o ’.qlûmah) “[dove vi sono avanzi] di antiche costruzioni” e “Cotrone” (q.ṭrûnî o q.ṭrûnah) “porto e città assai antica, di costruzione vetusta, in posizione ridente, prospera e popolata”, ovvero “città antichissima, [anzi] arcaica e bella”. “…Ha mura che la difendono ed un porto ampio dove si getta l’ancora al sicuro”.

Un altro importante portolano medievale, il Compasso da Navegare (1296), ci informa che “Cotrone è bo(m) porto p(er) tucti ve(n)ti, ma non è bono p(er) greco.”

Un rifacimento della scalo in età medievale è certamente da ascriversi a Federico IIche nella prima metà del XIII secolo commissionò la costruzione di due scali in Calabria: uno a Bivona (Vibo Valentia) sul Tirreno e l’altro, appunto, a Cotrona. L’amministrazione di questi ed altri porti imperiali fu affidata a dei magistri portulani, che coordinavano sostanzialmente l’attività doganale, coadiuvati da custodi e da notai che registravano tutte le operazioni mercantili. Nell’ordinamento imperiale del 1239 vengono infatti menzionati “In Cotrona novus portus / Custos Nicolaus Barbatus de Cotrona / Notarius Bencivinius de Cotrona”.

Certamente il porto di Crotone era frequentato per l’approvvigionamento di legname della Sila e di granaglie. Nei registri Angioini si riscontrano, infatti, diversi documenti che menzionano questo genere di mercanzie. Tra i tanti va citato quello che ricorda che da qui partirono, nel 1270, le vettovaglie che servirono a mantenere l’esercito cristiano che assediava Tunisi durante la crociata.

Nel XV secolo, sotto la dominazione aragonese, il porto di Crotone è il più fiorente della Calabria. Vi è infatti segnalata la presenza di navi e mercanti delle nazionalità più varie.

Alcuni documenti sono interessanti perché attestano attività di cava presso siti archeologici vicini alla città. Nel 1485, ad esempio, un tal Victorio Bagloni viene ricompensato per aver trasportato con la sua barca 300 carrate di pietra “dali colonnj et discaricata allo molo dela p.ta cita”. È verosimile che il toponimo “colonnj” sia interpretabile come Capo Colonna.

Nel 1545, durante la ricostruzione del castello ad opera dell’imperatore Carlo V, si ricorda il rinvenimento di pietre nella marina di San Marco, venute alla luce dopo una mareggiata. Queste, forse, sono riferibili ad un antico approdo o una navis lapidaria. Allo scopo si invia un’imbarcazione costruita ad hoc: “Ad cavar fora la petra delo lettu del mare discoperta dela fortuna.

Malgrado l’importanza di Crotone come scalo anche durante l’età post classica, non sono molti i ritrovamenti di epoca medievale-moderna in zona.

Databile al XII-XIII secolo d.C. è il relitto Capo Alfieri Brinvenuto dal subacqueo Gino Cantafora nella stessa area dell’Alfieri A. Ha restituito un carico di piatti e ciotole con decorazione dipinta in rosso e bruno.

A Capo Donato è presente un relitto (Capo Donato B) dal quale, in passato, sono stati recuperati dei proiettili in pietra attribuibili, forse, a delle petriere. È quindi ipotizzabile una sua datazione tra XV e XVI secolo d.C. Di esso è rimasta in situ una parte dell’opera viva dello scafo.

Molto interessante, anche se isolato, è il ritrovamento a Capo Rizzuto di una colubrina bronzea databile agli inizi del XVI secolo.

Vicino Le Castella qualche anno fa fu individuato uno scafo frammentario con chiodame bronzeo e rivestimento esterno in piombo. La datazione è stata posta genericamente al XVII-XVIII secolo.

Nei pressi di Capo Bianco, su un fondale a tratti fangoso, sono presenti 9 cannoni in ghisa sparpagliati in un’area di ca. 50 mq, a 9 metri di profondità. La lunghezza di queste armi pesanti varia tra m 2,80 e m 2,40. La tipologia dei cannoni sembrerebbe riferirsi ad un relitto del XVII-XVIII secolo. Tale attribuzione potrebbe essere ulteriormente circoscritta mediante indagini più approfondite. 

Leggermente oltre il range cronologico qui trattato, ma di sicuro interesse, è il relitto di Capo Bianco AAttribuito inizialmente ad una lapidaria di epoca romana, per la presenza di marmo di Carrara, del Rosso di Francia e del Portargento, il suo affondamento è stato recentemente ricollocato tra la seconda metà del XVIII secolo e la prima metà del XIX.

Rilievi sul relitto dei cannoni di Capo Bianco

BIBLIOGRAFIA

Amari M., Schiaparelli C. 1883, L’Italia descritta nel “Libro di Re Ruggero” compilato da Edrisi. Testo arabo con versione e note, Atti della Reale Accademia dei Lincei, Anno CCLXXIV (1876-77), serie seconda — volume VIII, Roma.

Filangieri R. (a cura di) 1954, I registri della Cancelleria Angioina ricostruiti da Riccardo Filangieri con la collaborazione degli Archivisti napoletani, VI (1270-1271), Napoli

Huillard Bréholles J.L.A. (a cura di) 1862, Historia diplomatica Friderici secundi, V, Paris

Lefevre R. 1971, La crociata del 1270 a Tunisi, nella documentazione dell’Archivio di Stato di Napoli, in Africa: rivista trimestrale di studi e documentazione dell’Istituto Italiano per l’Africa e l’Oriente, anno 26, n. 3 (settembre 1971), pp. 359-370.

Medaglia S. 2008, Per un censimento dei relitti antichi lungo la costa crotonese. Nota preliminare, in Ricerche archeologiche e storiche in Calabria: modelli e prospettive, “Atti del convegno di studi in onore di Giovanni Azzimmaturo (Cosenza 2007)”, Cosenza, pp. 93-120.

Medaglia S. 2010, Carta archeologica della provincia di Crotone: paesaggi storici e insediamenti nella Calabria centro-orientale dalla Preistoria all’Altomedioevo, RICERCHE. Collana del Dipartimento di Archeologia e Storia delle Arti. IV. Università della Calabria, Cosenza.

Motzo B.R. 1947, Il compasso da navegare: opera italiana della metà del secolo XIII, Cagliari.

Pesavento A. 2012, Il porto di Crotone dal Medioevo al Settecento, in http://www.archiviostoricocrotone.it/urbanistica-e-societa/il-porto-di-crotone-dal-medioevo-al-settecento/ ,(link consultato nell’aprile 2019).

Sposato P. 1952, Aspetti di vita economica e commerciale calabrese sotto gli aragonesi, in Calabria Nobilissima, VI, 17, pp. 201-282.

Crotone e la sua costa nelle mappe nautiche

Vista l’importanza del porto di Crotone anche in età post classica è normale che la località sia riportata nella grande maggioranza delle mappe nautiche medievali e moderne.

Il toponimo vi compare sempre di colore rosso, a denotare il livello importante del porto rispetto agli approdi minori di colore nero.

Nella Carta Pisana del 1275 anche le dimensioni del carattere sono maggiori1, come in un portolano genovese databile al periodo 1320-13502 e negli Atlanti Luxoro3 e Cresques4.

Nel dettagliato Atlante del 1467 di Grazioso Benincasa5 sono tracciati alcuni elementi degni di nota: dinanzi l’insenatura del porto di Crotone si notano due puntini, attribuibili certamente ad isolotti o secche di grosse dimensioni, come anche di fronte a Le Castella, dove i punti sono tre. Questo approdo è contraddistinto da due linee parallele perpendicolari alla costa, come fosse un porto/canale. 

Circa un secolo dopo, nell’Atlante nautico di Diego Homem6, si intravede un’isola importante dinanzi Capo Colonna dalla quale si dipartono, verso sud, una serie di punti paralleli alla linea di costa, fino a Squillace passando davanti Le Castella.

Si tratta indubbiamente della segnalazione di scogli semi sommersi che caratterizzano ancora oggi questo tratto di mare.

Ma è indubbiamente nel Libro della Marina del turco Piri Reis7 (1525-1526) che compaiono alcuni dettagli del massimo interesse. Tra la città murata di Crotone e la chiesa di Santa Maria del Mare, sorta praticamente su un’isolata formazione rocciosa dinanzi il porto, sono palesemente presenti una serie di scogliere/moli destinati ad ospitare il naviglio minore. La navi di stazza maggiore, come viene specificato nel testo, compaiono in un’altra zona definita come “costruita”8.

Nell’immagine si vede, infatti, una nave tonda di dimensioni importanti ormeggiata con doppia ancora nella rada meridionale, di fronte ad un molo costruito proteso a sud-est. Un molo analogo, ma con direzione nord-ovest, è presente nella rada opposta rispetto alla città.

Anche nella carta di Piri Reis, subito a sud di Crotone e fino a La Tonnara, sono presenti crocette parallele alla linea di costa che stanno a simboleggiare una zona pericolosa per la navigazione con scogli semi affioranti. Dopo La Tonnara è palese la presenza di una baia con una sorgente d’acqua dolce. A Capo Bianco sono nuovamente evidenziati scogli pericolosi, mentre dinanzi Le Castella campeggiano due isole.

Un dettaglio della Calabria dall’Atlante di Graziano Benincasa del 1465
(Source gallica.bnf.fr / Bibliothèque nationale de France, département Cartes et plans, CPL GE DD-1988 RES)
Mappa di Crotone e delle coste vicine dal Libro di Marina di Piri Reis (Walters Art Museum, Baltimore)

1 Si tratta della più antica carta nautica giunta ai nostri giorni. (Bibliothèque nationale de France , département des Cartes et Plans, CPL GE B-1118 RES).

2 Library of Congress Geography and Map Division Washington, D.C. G5672.M4P5 13– .P6 (https://www.loc.gov/resource/g5672m.ct000821/).

3 GEN01 GEN01 MANUS BER Biblioteca Berio BCFAN Conservazione Fondo XVII-XVIII secolo m.r.Cf.Arm.2 811 1035180-10 20090416 92 Escluso prestito 19911225 . Manoscritto membr. del sec. XIV.

4 Datata al 1375. Si tratta di uno dei più importanti portolani/mappe medievali (Bibliothèque Nationale de France, Département des manuscrits. Espagnol 30).

5 Bibliothèque nationale de France, département Cartes et plans, CPL GE DD-1988 (RES).

6 Databile al 1559 (Bibliothèque nationale de France, département Cartes et plans, CPL GE DD-2003 RES)

7 Il libro sulla navigazione di Piri Reis è conservato presso la Biblioteca di Santa Sofia ad Istanbul (MS Süleymaniye-Aya Sofya 2612). La copia da noi utilizzata è quella del Walters Art Museum, Baltimora, scaricabile online (https://art.thewalters.org/detail/19195)

8 Per la traduzione di alcuni passaggi cfr. anche MARINO et al. 2010, pp. 7-9. Per la versione bolognese della carta di Piri Reis (Biblioteca Universitaria di Bologna, MS Marsili 3609) si v. VENTURA 1990, pp. 2-10, figg. 4-5.

MARINO et al. = Marino D., Bartoli D., Corrado M., Liperoti D., Murphy D.., 2010, Prospezioni Archeologiche Subacquee a Crotone. Prima Campagna 2009 tra le Località Porto Vecchio e Tonnara, in The Journal of Fasti Online 192, pp. 1-22

Ventura A. 1990, Il Regno di Napoli di Piri Re’is. La Cartografia Turca alla Corte di Solimano il Magnifico, Fabriano

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LINGOTTO IN PIOMBO

Lingotto in piombo di forma oblunga “a baguette”. Lati corti arrotondati. Degrado biologico Il manufatto non presenta fenomeni di degrado biologico. Bibliografia MEDAGLIA, c.d.s.

ANFORA GRECO-OCCIDENTALE DEL TIPO “CORINZIA B” / MGS I / SOURISSEAU FORME 5

Collo d’anfora fratturato all’altezza delle spalle. Degrado biologico Il frammento di anfora presenta sulle superfici esterne ed interne (specialmente all’interno del collo) una colonizzazione mista in cui predominano policheti sedentari, talli di alghe rosse incrostanti e briozoi. Sono ancora visibili tracce di talli algali epilitici non…

PROIETTILE LITICO

Proiettile litico sferoidale. Pertinente a petriera o bambardella. Si tratta di proiettili utilizzati soprattutto con armi pesanti in ferro battuto a retrocarica. Degrado biologico Non si osservano tracce di colonizzazioni biologiche. Bibliografia

PANE IN BRONZO

Pane in bronzo di forma rettangolare arrotondata e sezione piano-convessa. Indagini in corso, soprattutto relative all’unità ponderale di misura, potrebbero indirizzare la datazione all’età del Bronzo. Nei pressi del sito è stata rinvenuta un’ancora litica di forma tronco-piramidale, forse da riferirsi al natante che trasportava…

ANFORA DRESSEL 2-4 DI TRADIZIONE COA

Anfora vinaria prodotta nel Mediterraneo orientale. Degrado biologico L’anfora presenta una colonizzazione epilitica diffusa sulla quasi totalità della superficie. Particolarmente rilevanti sono i talli di alghe rosse incrostanti (visibili come patine dure biancastre). Sono presenti inoltre colonie di briozoi e tubi incrostanti di vermi marini (policheti). Bibliografia MEDAGLIA…

ANFORA CORINZIA B

Anfora integra tipo Corinzia B / magnogreco-siciliota. Orlo a fascia echinoide. Alto collo dal quale dipartono le anse appena sotto il bordo. Corpo globulare tendente al biconico. Fondo con corto puntale tronco. Le anfore corinzie furono introdotte in buona parte del Mediterraneo verso l’ultimo quarto…

ANFORA DRESSEL 6A

Anfora Dressel 6A con bolli CA^DMI e RUBRI. Integra. Anfora vinaria caratterizzata da un lungo collo cilindrico, spalla leggermente carenata su cui si innestano due anse verticali a sezione ovale e corpo ovoidale terminante con un puntale. Orlo a bavero. Non dimostrabile provenienza subacquea. L’anfora…

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GRUPPO DI EROS E PSICHE

Gruppo marmoreo di Eros (Amore) e Psiche. Può, con ogni probabilità, essere attribuito al Relitto di Punta Scifo A. Fu recuperato dal mare nel 1926 vicino alla spiaggia di Punta Scifo da pescatori locali. Eros manca della testa e di un avambraccio, Psiche del braccio…

LEKANE A VERNICE NERA

Lekane a vernice nera. Orlo rientrante indistinto dalla parete. Anse ad “orecchia” orizzontali a sezione cilindrica. Mancante di parte del fondo. Degrado biologico Il manufatto non presenta tracce di degrado biologico. Bibliografia MEDAGLIA 2008, pp. 116-117; MEDAGLIA 2010, p. 338 ss., n. 421. Medaglia S., 2008,…

ANFORA TIPO KEAY XXV

Anfora frammentaria tipo Keay XXV. Si conserva il collo completo di anse e bordo estroflesso. Questa tipologia di anfora si potrebbe collocare tra quella che è stata chiamata “Africana Grande” e il tipo più tardo di tipo cilindrico, sempre di grandi dimensioni. In sostanza tra…

ANFORA TIPO KEAY LII

Anfora frammentaria tipo Keay LII. Presenti il collo con il bordo ed un’ansa. Spiccato della spalla. Bordo a sezione triangolare, estroflesso. Collo troncoconico che si diparte da spalle che dovevano dare origine ad un corpo globulare o piriforme. Anse pronunciate, a nastro ingrossato, che si…

ANFORA DRESSEL 2-4 DI TRADIZIONE COA

Anfora vinaria prodotta nel Mediterraneo orientale. Le anse formano un angolo acuto nell’attacco superiore al collo cilindrico, elemento distintivo del tipo. Degrado biologico L’anfora mostra soprattutto nella parte superiore una densa e spessa incrostazione biancastra dovuta allo sviluppo di organismi animali e vegetali quali alghe…

ARA

Ara. Il pezzo è non finito. Presenta un corpo a sezione quadrata e vertice e base sporgenti e profilate in due sezioni ben delimitate e con profili differenti (rettilineo e ad arco di cerchio). Data la sua forma, non è da escludere una destinazione d’uso…

CAPITELLO IONICO

Capitello ionico. Manca una parte del pulvino e le relative volute; i bordi dell’abaco e le altre due volute sono scheggiati e la superficie di un lato dell’echino è abrasa. L’echino è scolpito in maniera piuttosto superficiale con una cyma ionica di tre ovuli incompleti…

BASE DI LABRUM

Base di labrum con angoli dai piedi leonini. La base in marmo è sormontata da un disco sporgente, al di sotto del quale un tronco di cono poggia su un piedistallo quadrato a due piani sovrapposti che generano una profilatura tra i due: da questa…

LABRUM IN MARMO

Labrum in marmo. Mancante di una parte del bordo. Fondo piano, bordo estroflesso leggermente ribassato. Degrado biologico Il manufatto non presenta fenomeni di degrado biologico evidenti, ad eccezione di una piccola porzione sul retro, il cui danno è attribuibile ad un iniziale sviluppo di spugne…

STRIGILE BRONZEO

Strigile in bronzo. Utensile utilizzato per detergersi dal sudore o, in alternativa, per rimuovere dalla superficie del corpo la quantità di balsami ed unguenti in eccesso. È costituito da un’impugnatura diritta e da una parte superiore ricurva e concava, per facilitare così l’espulsione di quanto…

CANDELABRO

Candelabro porta-lucerna con base mobile decorata da tre delfini (ne restano due) disposti obliquamente. Alto stelo con parte sommitale caratterizzata da due modanature a disco ed una globulare. Degrado biologico Il manufatto non presenta evidenti attacchi biologici. Bibliografia Medaglia S., 2008, Per un censimento dei relitti…

ANFORA KAPITAEN II

Anfora del tipo Kapitän II. Si conservano il collo, con cordonature orizzontali, il bordo e le anse, di cui una frammentaria, a nastro e scanalate. Sono stati rinvenuti due esemplari di questa tipologia pertinenti alla cambusa del relitto Punta Scifo A, a probabile riprova che…

BLOCCO DI VETRO VERDE

Blocco di vetro di colore verdastro. Si tratta di un elemento destinato ad essere rifuso, forse facente parte della zavorra. Esemplari similari, sempre di epoca romana, sono stati rinvenuti, tra gli altri, sul relitto del Vetro, indagato nel mare antistante Venezia.   Degrado biologico Il…

BLOCCO DI VETRO NERO

Blocco di vetro di colore nero Degrado biologico Il manufatto non presenta evidenti attacchi biologici. Bibliografia Medaglia S., 2008, Per un censimento dei relitti antichi lungo la costa crotonese. Nota preliminare, in Ricerche archeologiche e storiche in Calabria: modelli e prospettive, “Atti del convegno di studi…

COTICULA

Coticule (tavoletta di pietra usata per affilare le lame o per articoli da toilette). Forma rettangolare con bordi obliqui/svasati. Trovato insieme ad almeno altri 5 esemplari. Inizialmente interpretati come campioni per il commercio (1). Degrado biologico Il manufatto non presenta evidenti attacchi biologici. Bibliografia Medaglia S.,…

MORTAIO

Frammento di bordo di mortaio con bollo [C(ai)] Bellici / Zmaragdi, (tipo CIL XV, 1, 2418), rinvenuto nel corso degli scavi del 1983 sul relitto Punta Scifo A e senza dubbio da riferirsi alla suppellettile di bordo. Questo tipo di mortaio, attribuito a officine del…

GRUPPO CON ERACLE E LA CERVA

Gruppo plumbeo rappresentante la fatica di Eracle in lotta con la cerva del monte Cerine. Stile di tipo ellenistico. Su piastra curva fissata mediante lunghi perni di ferro ad un probabile supporto ligneo. Superfici consunte. È probabile la sua appartenenza al larario di bordo. Degrado…

SIMPULUM

Simpulum (mestolo, attingitoio). Si tratta di uno dei due simpula in lega di rame con lunghi manici attribuiti al relitto Punta Scifo C. Degrado biologico Il manufatto non presenta tracce di colonizzazione biologica. Bibliografia Medaglia S. 2010, Carta archeologica della provincia di Crotone: paesaggi storici e…

CERAMICA DA CUCINA AFRICANA

Elementi concrezionati assieme di ceramica da cucina africana. Si riscontrano sia produzioni a patina cenerognola e a orlo annerito, sia produzioni con politura a strisce o a bande. I tipi rinvenuti sul relitto sono assimilabili a piatti-coperchio Hayes 196, coperchi Hayes 195 (Atlante I, CV,…

SARCOFAGO MICROASIATICO

Sarcofago microasiatico in due grandi frammenti separati. Sui lati della parte frontale conservata si osserva una scena in rilievo pertinente al corteggio di Dioniso con una Menade danzante. Sui lati brevi sono stati scolpiti la maschera di un Satiro, un festone ed un grappolo d’uva.…

SPATHEION 1

Anfora spatheion (piccola anfora per il trasporto marino di liquidi pregiati) tipo Keay XXVI di produzione nord-africana. Corpo cilindrico stretto ed allungato, puntale, bordo arrotondato estroflesso e ribassato. Collo cilindrico, al quale si affiancano le strette anse, con lieve restringimento centrale. Degrado biologico L’anfora presenta…

SPATHEION 2

Spatheion amphora (a small amphora for maritime transport of valuable liquids) of Keay XXVI type, made in North Africa. Cylindrical, narrow and elongated body, missing the foot, with rounded, everted and lowered rim.  Cylindrical neck with a slight central narrowing. One handle is missing. Biological…

FORNELLO DI PIPA

Fornello di pipa in terracotta. Degrado biologico Il manufatto presenta una colonizzazione superficiale (epilitica) costituita da uno strato bianco di natura calcarea. Tale formazione è attribuibile a talli di alghe rosse (Rhodophyceae) incrostanti. All’interno del fornello sono presenti piccoli tubi calcarei di vermi marini sedentari…

PIATTO

Piatto con bordo estroflesso con decorazione interna residua in rosso e bruno manganese. Piede ad anello rilevato. Impasto depurato. Le condizioni di conservazione non consentono di accertare il tipo di rivestimento di colore biancastro. Degrado biologico Non sono presenti tracce di colonizzazione biologica. Bibliografia Marino D.A.,…

CIOTOLA

Ciotola frammentaria con bordo ingrossato e piede ad anello rilevato con decorazione in rosso e bruno manganese residua sul fondo. Per quanto riguarda quest’ultimo colore si individua un graticcio. Le condizioni di conservazione non consentono di accertare il tipo di rivestimento di colore biancastro. Degrado…

CEPPO D’ANCORA LITICA

Ceppo d’ancora in pietra con bracci rastremati e stondati. Incasso centrale. Degrado biologico Bibliografia MEDAGLIA 2010, p. 269-270 con bibliografia 1 Per una rassegna dei ceppi maggiormente noti, cfr. GIANFROTTA 1975; Id. 1977 e ID. 1982. Su alcuni ceppi litici provenienti da Metaponto e da Locri (utilizzati…

CEPPO D’ANCORA LITICA ESARO

Ceppo d’ancora in pietra mancante di un braccio. Visibile la tipica scanalatura di separazione tra i due bracci. Secondo Strabone lo scalo principale di Crotone si trovava presso l’Esaro che ospitava, probabilmente, un porto canale. Questo reperto è al momento l’unico indizio dello stazionamento di…

ELMO ARCAICO

Elmo arcaico in bronzo di tipo corinzio con paragnatidi fisse e protezione nasale. Doveva appartenere ad un armato imbarcato a bordo di una nave. Degrado biologico L’elmo non presenta fenomeni di degrado biologico. Bibliografia MEDAGLIA 2010, p. 295, n. 293, nota 1337, con bibliografia; CORRADO 2016, passim,…

CEPPO D’ANCORA CON DEDICA DI PHAILLOS

Braccio di ceppo d’ancora litica con iscrizione dedicatoria di Phayllos in caratteri achei: «di Zeus Meilichios. Phaillos pose». È facile riconoscere nel nome quel famosissimo Faillo che partecipò con una trireme alla battaglia di Salamina e fu tre volte vincitore ai giochi pitici. Tipica forma…

ANFORA NORD AFRICANA

Anfora frammentaria (si conserva solo bordo, collo ed anse con attacco della spalla) di produzione africana (Byzacena o Zeugitana), pertinente alla forma Keay 62 D. La forma è caratterizzata da un orlo espanso a fascia, con profilo quadrangolare o triangolare più o meno arrotondato nella…

BARRA D’APPESANTIMENTO IN PIOMBO

Barra di appesantimento con profilo parallelepipedo pertinente a ceppo d’ancora. Fa parte della classe delle ancore in legno con appesantimento in piombo. In questa tipologia il piombo veniva colato in due cassette di legno che facevano parte di un’ancora dello stesso materiale. Confronti probanti con…