Descritta dagli autori antichi come una località incantevole e non lontana da Roma, benedetta dalla Natura e dal clima, e al tempo stesso come luogo di perdizione, in cui giovani ebbri si trascinavano sulle spiagge fino a notte fonda e donne pudiche come Penelope divenivano rapidamente dissolute e discinte come Elena, Baia fu per secoli il luogo per eccellenza associato all’otium. Le sue ville lussuose, costruite intorno al lacus Baianus sin dagli inizi del I secolo a.C., e strette, a partire dal secolo successivo, tra i palazzi sempre più sontuosi degli imperatori che vollero a Baia una loro residenza, modificarono un paesaggio naturale di rara bellezza, trasformando coste gialle di tufo e verdi per la rigogliosa vegetazione, in un’affollata riviera in cui dedicarsi ai piaceri della vita.

Le numerose sorgenti termali naturali, dono di quegli stessi vulcani che secoli più tardi avrebbero condannato Baia allo sprofondamento per mezzo del bradisismo, attirarono personaggi sempre più importanti della Roma tardo-repubblicana e imperiale. Captate e sapientemente irreggimentate, quelle vene d’acqua bollente divennero piscine e terme, o vasche ben termoregolate per l’itticolturae l’ostricoltura.

Ricostruzione del Lacus Baianus (Fonte: J.C.Golvin)

Le strade terrestri e il vicino porto di Puteoli, caotico centro per la redistribuzione delle merci di un gigantesco sistema di rotte navali, rendevano Baia facilmente raggiungibile anche da chi spendeva a Roma, tra il Foro e le altre sedi del potere, la gran parte della sua esistenza.

Cesare, l’imperatore Claudio, i Severi, ma anche Seneca, e la gens dei Calpurnii Pisones vi ebbero le loro residenze; alcune di queste giacciono al di sotto della moderna frazione di Baia, nel comune di Bacoli. Altre, ormai sommerse a una profondità compresa tra 0 e 6 metri, si trovano sul fondo del mare, tra il fragile costone tufaceo della Punta dell’Epitaffio e il colle su cui, secoli dopo, sarebbe stato costruito il massiccio Castello Aragonese, sede oggi del Museo Archeologico Nazionale dei Campi Flegrei.

I resti sommersi sono finalmente protetti grazie all’istituzione del Parco Archeologico Sommerso di Baia, e possono essere visitati da tutti, in immersione subacquea, in snorkeling, per mezzo di barche dal fondo trasparente o grazie a sistemi di visualizzazione 3D virtuale.

La protezione di questo patrimonio subacqueo unico al mondo, perennemente esposto al danneggiamento naturale, fisico e biologico, e all’opera dell’uomo, è una delle grandi sfide dell’archeologia subacquea. L’ISCR, in collaborazione con gli enti preposti alla tutela, è attivo da tempo nella conservazione delle strutture sommerse nell’area baiana, attraverso il progetto Restaurare Sott’Acqua e i nuovi progetti MUSAS, IMARECULTURE, BLUEMED, SYBILLA, ARTEK.

 

Mosaico con lottatori dalla Villa con ingresso a protiro